Nel 1988 Eisenman ha concluso il suo progetto di ampliamento dell'Aronoff Center di Cincinnati, cercando di rispondere ad una doppia esigenza: riorganizzare gli spazi della facoltà e poi edificare altre attrezzature (biblioteche, sale mostre, teatri e così via).
Di conseguenza, alla struttura dell'edificio esistente è stato aggiunto un corpo ad andamento ondulato che contiene le nuove attrezzature.Le caratteristiche più significative di questo intervento discendono dai concetti di movimento e d'inerzia: un'insolita delicatezza dell'involucro maschera in maniera inusuale la forza che anima, all'interno, l'affollata struttura dell'edificio. Quest'ultima, a sua volta, si adatta con un'accentuata torsione ai contorni a dentelli della costruzione e sembra rintanarsi tra le degradanti linee isometriche del sito.L'Aronoff Center si pone come un preciso momento di riferimento tra gli altri studi di Eisenman per campus universitari: il suo aspetto inatteso provoca reazioni piuttosto diverse da quelle che avrebbe suscitato qualche anno fa.Un'attenta analisi delle planimetrie di Eisenman si risolve nell'intricata rete di linee che configurano il progetto.Il lavoro dell'architetto newyorkese non rimane confinato in una logica di tempo, ma si apre verso un'aspirazione al futuro che si concretizza in una radicale sfida alle convenzioni. Se le case private sono state il tema principale da lui affrontato durante il primo decennio di lavoro, i campus sono i "siti" della sua creatività a partire dagli anni Ottanta. Segnale della rottura da essi prodotta rispetto alle prime case è il passaggio dalla centralità del concetto di "location" a quello di "site".Le case di Eisenman spiccano come "oggetti sradicati" dalla concezione dell'abitare moderno, mentre i progetti per i campus scavano i luoghi per estendersi oltre i loro limiti e dilatarsi, coinvolgendo un'ampia rete di idee.I primi edifici da lui ideati avevano scarse connessioni con il contesto, ma i loro prospetti concettuali rimanevano inalterati, esprimendo la continuità della ricerca moderna, tesa a cogliere il processo interno del progetto che si manifesta nell'esteriorità. I progetti per i campus, al contrario, sono stati concepiti per lo più per aree comprese tra costruzioni esistenti (come il Wexner Center) e a volte si presentano caratterizzati da vuoti interni.L'Aronoff Center non solo riproduce l'impronta dell'edificio adiacente e ne moltiplica il profilo spezzato, ma si configura come una struttura curvilinea in contrasto con la linearità di quella vicina.E' evidente l'allusione ad un corpo in movimento o ad un'inquietante corrente all'interno dell'edificio: lo stabile evidenzia il desiderio quasi istintivo, privo di particolari connotazioni generazionali e culturali, di giungere ad un'architettura capace di assumere quale premessa formale le manifestazioni della vita piuttosto che le tradizionali configurazioni geometriche. L'edificio di Cincinnati suscita l'impressione di generare un "moto perpetuo": tale effetto deriva dallo spazio interno e non dalla transitoria evocazione di un'illusione. L'ambiente più impressionante di tutta la struttura è l'atrio, che sale tra le pareti inclinate lungo il vuoto centrale dell'edificio: in questo luogo l'aspetto sotterraneo di un portico si unisce al movimento ascendente e cerimoniale di una scalinata pubblica. Il lucernario produce l'impressione di una fonte di luce interna all'edificio, attraversata da vari percorsi. Lungo un tragitto pedonale che dal sottostante parcheggio sale all'entrata superiore, ogni volume è sottoposto all'azione di forze altrimenti invisibili che ne determinano lo slittamento, la rotazione e lo scivolamento rispetto ai livelli ed alla perpendicolarità.Per entrare nell'edificio, si attraversa una porta situata al di sotto di un cuneo sporgente fortemente illuminato: alla fine di una rampa lunga, spezzata e ricurva, ci si ritrova ad un livello non superiore a quello della strada, che si dirama dall'altro lato del campus.Questa lunga risalita, che inizia al di sotto del livello del terreno e si conclude in corrispondenza del suolo, produce un curioso effetto: la nozione convenzionale di ascesa e discesa cede il passo all'esperienza cinetica, consentendo di sperimentare "la continuità del salire e discendere nella profondità della struttura".La natura nascosta ed imprevedibile della costruzione dà l'impressione di trovarsi in una caverna; le tonalità delicate dei colori, sia all'interno che all'esterno, richiamano cromatismi rococò che, però, non mancano di dissimulare ed alludere alle regioni più oscure dell'immaginazione.L'Aronoff Center rappresenta una combinazione di diversi concetti: quello di palinsesto, oscillazione e vibrazione, applicati simultaneamente al nuovo fabbricato e a quello preesistente.Ne deriva un doppio moto ondulatorio: uno più geometrico (quello del vecchio stabile) e l'altro più fluente, determinato dalla curva in cui si organizzano le nuove funzioni.Il risultato è di grande interesse, in quanto queste due geometrie, giocando ad incastri e ad intersezioni, dettano la conformazione degli spazi.
martedì 11 maggio 2010
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