domenica 4 luglio 2010

CROSSING ARCH. DI RAIMO

Lavorare sugli alloggi creando spazi comuni per i bambini e affacci sulla piazza centrale e sugli orti.
Creare 4 tipologie residenziali che differenziano gli appartamenti.
Collocare più scale di servizio per il ballatoio.
Lavorare sull'interno dei laboratorio didattici.
Sistemare la disposizione interna della biblioteca.

domenica 20 giugno 2010

consegna 21 giugno










Crematorio a Kakamigahara TOYO ITO




Al calcestruzzo armato solitamente non associamo meccanicamente un concetto di leggerezza. Tuttavia, la copertura del crematorio “Meiso no mori” o “bosco della meditazione” sembra volteggiare nell’aria. L’edificio si trova nel parco del cimitero di Kakamigahara, una città di 150.000 abitanti. Il volume è posato tra una collina a bosco verso sud e uno stagno artificiale a nord. La demolizione dell’edificio preesistente offre a Toyo Ito l’opportunità di realizzare uno spazio per il commiato priva di contenuti religiosi. L’architetto ambisce a realizzare un luogo del silenzio che con forme organiche si relaziona con la natura circostante. Le forme concave e convesse spesse 20 cm che costituiscono la copertura, sovrastano dodici pilastri conici. Al di sotto, i volumi funzionali sono cubi geometrici introversi ed isolati rivestiti di marmo.La copertura è il risultato di una lunga ­collaborazione con il progettista strutturale Mutsuro Sasaki. Il progetto che si fonda ­inizialmente su un’intuizione, si basa su un’esperienza pragmatica che ha generato un volume definito da coordinate spaziali esaminate durante il processo con metodi digitali. Sulla base dei dati digitali, gli ­elementi a guscio e le sagome dei pilastri sono stati prodotti con metodi di prefabbricazione

CROSSING CON L'ARCHITETTO DI RAIMO

Continuare la lavorare sulle piante
Approfondire il riferimento della copertura sia dei laboratori che dell'edificio con gli alloggi
Lavorare sui prospetti e i relativi involucri edilizi

martedì 15 giugno 2010

FOTOSINTESI CLOROFILLIANA


La fotosintesi è un processo mediante il quale, a partire da anidride carbonica e acqua (in casi particolari, altri composti) e con l'utilizzazione della luce solare quale fonte di energia, vengono prodotti glucosio e ossigeno. Gli organismi capaci di svolgere la fotosintesi sono detti fotosintetici; comprendono organismi procarioti (alcuni gruppi di batteri e i cianobatteri), e organismi eucarioti (alcuni protozoi, alghe uni- e pluricellulari, piante).
La reazione fotosintetica viene mediata dal pigmento clorofilla, di colore verde, e da altri pigmenti accessori (carotenoidi e ficobiline). Le molecole di pigmento si trovano sempre associate a membrane che, nel caso dei batteri fotosintetici, sono introflessioni della membrana che riveste la cellula, mentre negli eucarioti sono presenti all’interno di organuli detti
cloroplasti. Nelle piante la fotosintesi avviene a livello delle parti verdi, cioè principalmente nelle foglie e nei giovani fusti non ancora ricoperti dal legno.
La fotosintesi fornisce agli organismi zuccheri semplici che possono essere immediatamente utilizzati, mediante la respirazione cellulare, come fonte di energia per il metabolismo, oppure immagazzinati per essere utilizzati successivamente. Nelle piante le riserve sono rappresentate da amido, che viene accumulato nel
parenchima di organi come le radici o i tuberi. Poiché, dunque, gli organismi fotosintetici non devono introdurre con l'alimentazione (come invece gli animali) le molecole da cui trarre energia, ma sono in grado di sintetizzarle da soli, essi sono considerati autotrofi.
Attraverso il processo di fotosintesi l'energia solare viene trasformata in energia chimica, che è rappresentata dall'energia dei legami chimici delle molecole ottenute con questo processo.
Tutto il processo della Fotosintesi può essere riassunto in questa equazione:


anidride carbonica + acqua + energia luminosa = glucosio + ossigeno

CROSSING CON LA PROF. SPOGLI

Specchiare il posizionamento degli edifici mettendo i corpi con i laboratori a sud-ovest in modo che i tagli degli edifici permettono l'incanalamento del vesto estivo favorendo il rinfrescamento. Il blocco unico dell'edificio rimane quindi a nord e protegge l'area dall'inquinamento acustico prodotto dal tram che passa su via casilina.
Studiare la fotosintesi clorofilliana della foglia e vedere in che modo l'organismo si nutre e utilizzare questi elementi per produrre energia all'interno dell'edificio.
I percorsi generati dalle membrature della foglia possono essere ripresi nella copertura formando dei tagli con i lucernai, proseguire i percorsi a terra che separano i corpi a sud formando aree verdi per la sosta e il relax all'interno dell'edificio con gli alloggi. Il verde viene inserito nei prospetti tramite giardini verticali.

CROSSING CON L'ARCHITETTO DI RAIMO

Approfondire il tema della foglia sia nell'impianto planimetrico che nell'alzato, sfruttando coperture leggere e bioclimatiche che hanno aggetti e sporgenze tali da creare zone di luce e ombra, la funzione della foglia è infatti quella di generare ombra nei periodi più caldi, quindi la presenza di zone d'ombra tra i percorsi dei blocchi dei laboratori soddisfa questa caratteristica di protezione verso le zone aperte. Lavorare anche sul movimento della copertura, la foglia infatti è un elemento leggero che si muove a contatto con il vento e crea superfici che si intersecano. Il verde diventa un elemento fondamentale all'interno, inserire nella piazza gli orti che si trovano nella parte esterna e creare aree verdi intorno agli edifici. Studiare sezioni che riguardano le quote della piazza in relazione ai volumi.

martedì 8 giugno 2010

DETTAGLI DELLA PIANTA


DISTRIBUZIONE


ZAMET CENTER







Luogo: Rijeka (Croazia)

Anno di realizzazione: 2009

Metri quadri: 23.000

Tipologia: Centro Sportivo

Project team Studio 3LHD: Saša Begovic, Tatjana Grozdanic Begovic, Marko Dabrovic, Silvije Novak, Paula Kukuljica, Zvonimir Marcic, Leon Lazaneo, Eugen Popovic, Nives Krsnik Rister, Andrea Vukojic

L’intento fondamentale consiste nell’integrare un grande progetto nella struttura urbana di Zamet, cercando di minimizzare l’impatto e di valutare il relativo ambiente urbano (mancata livellazione del terreno, il collegamento pedonale in direzione nord-sud, l’eccellente altopiano davanti alla scuola elementare, la zona parco, la collocazione del progetto nel centro di Zamet, alla confluenza delle vie di comunicazione). Il trait d’union in termini concettuali e progettuali tra la palestra per la pallamano e il Centro Zamet è rappresentato dai “nastri” che si proiettano verso nord e verso sud e che fungono, contemporaneamente, da elemento architettonico degli oggetti stessi e da elemento di zoning, in qualità di piazza pubblica e di collegamento tra nord (parco e scuola) e sud (la strada). Un terzo del volume della palestra è costruito nel terreno e l’edificio, con i servizi di interesse comune, è stato completamente inserito nel terreno, anzi lo “crea”, con i suoi “nastri”. Lo spazio pubblico sul tetto non costituisce soltanto un elemento dell’edificio nella parte commerciale del centro, il tetto della palestra rappresenta infatti anche una sorta di prolungamento del parco situato a nord della palestra. Essa è stata progettata per le più importanti competizioni sportive, in conformità alle più avanzate normative sportive internazionali e concepita come spazio estremamente versatile, con la tribuna basata su un sistema di stand telescopici, in grado di aprirsi e di adattarsi al genere di gara e al numero di spettatori. In caso di gare importanti è possibile ottenere 2380 posti a sedere, aprendo tutti gli stand. I servizi di interesse comune, il centro commerciale, la biblioteca e il Comitato rionale emergono dalla topografia del terreno e collegano la piazza collocata davanti alla palestra e alla scuola, nell’intento di inserirsi nel contesto generale della parte occidentale della città.



MUNARI

"Conservare l'infanzia dentro di sé per tutta la vita, vuol dire
conservare la curiosità di conoscere,
il piacere di capire, la voglia di comunicare "
"I bambini di oggi sono gli adulti di domani
aiutiamoli a crescere liberi da stereotipi
aiutiamoli a suiluppare tutti i sensi
aiutiamoli a diventare più sensibili
un bambino creativo è un bambino più felice. "

Grazie alla divulgazione ed all'attenzione che ha ricevuto tra gli insegnanti, in particolar modo di scuole materne ed elementari, l'attività di Munari in quest'ambito è probabilmente quella più nota: se la diffusione geografica si potesse rappresentare con un fascio di bandiere, qui davvero si vedrebbero sventolare molti colori.
Con i giochi e libri per bambini - il Gatto Meo in gommapiuma, i Prelibri di Danese, i Libri illeggibili di fogli variopinti e senza testo, i libri con i buchi, le pagine trasparenti, tattili, componibili, le fiabe riscritte visivamente, i libri oggetto, l'Alfabetiere, il letto Abitacolo e le molte altre invenzioni che hanno letteralmente fatto scuola - Munari è entrato nelle camerette e nelle aule di molti paesi del mondo.
E di frequente, in particolar modo in relazione all'esperienza dei laboratori, vi è entrato non solo attraverso le opere, ma proprio di persona, per sperimentare ogni volta in modo diverso il principio del "Lao Tse" (azione senza imposizione di sé), su cui si fonda la sua didattica. Partendo dalla consapevolezza che la sperimentazione diretta facilita la comprensione e la trasmissione delle conoscenze, l'artista ha messo a disposizione la propria capacità di scegliere e fornire materiali e suggestioni visive, perché il bambino potesse egli stesso agire, liberando la propria curiosità in un gioco solo minimamente guidato, suggerito soprattutto attraverso le immagini e le dimostrazioni pratiche.
Più che un metodo, come oggi è erroneamente definito, quello proposto da Munari è un modo di porsi e di proporsi nei confronti dei bambini; ed in questa assenza di una strutturazione rigida stanno la fortuna e la universale possibilità di attivazione dei laboratori che vi si ispirano, che dunque possono essere applicati in contesti culturali molto differenti, facilitando l'integrazione, e la comunicazione.
Mostrando con strappi di carta come si sviluppa un albero, facilitando la comprensione di un'opera d'arte, bucando le pagine di un libro per far vedere cosa c'è al di là delle apparenze, consentendo di scomporre l'immagine di un volto per ricostruirne a piacimento l'espressione, l'autore ha come di consueto compiuto gesti semplici e realizzato una delle opere più grandi e complesse che si potessero prevedere.
Con la sua straordinaria capacità di guardare, ha trovato la strada per prestare gli occhi, per trovare gli occhi degli altri e per portarli ovunque egli volesse. Persino a vedere l'assenza, che è una delle imprese più difficili, nell'arte.


http://www.fondazioneferrero.it/EVE/MUNARI/munari.htm

Giocare con l'arte

"Conoscere i bambini è come conoscere i gatti. Chi non ama i gatti non ama i bambini e non li capisce. C'è sempre qualche vecchia signora che affronta i bambini facendo delle smorfie da far paura e dicendo delle stupidaggini con un linguaggio informale pieno di cicci e di cocco e di piciupaciù. Di solito i bambini guardano con molta severità queste persone che sono invecchiate invano; non capiscono cosa vogliono e tornano ai loro giochi, giochi semplici e molto seri"
[Bruno Munari]


L'intento dei Laboratori creativi è quello di fornire un percorso guidato ai bambini in età scolare, con una sperimentazione personale, un'esperienza conoscitiva che parta da alcune suggestioni artistiche e proponga l'arte come gioco, curiosità.
Le tecniche e le regole sono estratte da opere d'arte visiva di qualunque epoca antica o recente e vengono presentate sotto forma di gioco, con spiegazioni più visive che verbali. I bambini sono liberi di scegliere la tecnica che più piace, di sperimentarne anche più di una, e non viene dato loro nessun tema da svolgere. La conoscenza attraverso la sperimentazione stimolerà una progettazione creativa completamente libera.
E' proprio l'esperienza visiva e manuale che avvicinerà a tali linguaggi, attraverso una molteplicità di sollecitazioni che educheranno il bambino al linguaggio dell'arte fornendogli spunti sui caratteri tattili di oggetti e materiali, sull'espressività delle forme, sul rapporto con la musica e suggerendogli un modo di conoscere e di procedere che egli stesso sperimenterà realizzando da sè le sue opere.
La sperimentazione di materiali, strumenti e tecniche, l'osservazione della natura e l'allargamento della conoscenza plurisensoriale aiutano i bambini a comunicare meglio attraverso il linguaggio delle immagini.
Non si tenderà quindi a fare imitare un'opera o a ricrearla ma piuttosto a fornire spunti creativi che il bambino rielaborerà, evitando un'assimilazione passiva e provocando invece la mobilitazione verso suggestioni creative che potenzino i percorsi originali insiti in ogni bambino.
La conoscenza di questi elementi formativi del linguaggio visivo concorrerà a formare individui capaci di esprimersi anche nel campo delle comunicazioni visive di cui l'arte è lo stadio più alto e personale. La sperimentazione memorizza facilmente i dati e abitua all'osservazione piu esatta delle opere d'arte.

martedì 11 maggio 2010

bang!!la foglia


BANG!!!Eisenman


Eisenman ampliamento dell'Aronoff Center di Cincinnati

Nel 1988 Eisenman ha concluso il suo progetto di ampliamento dell'Aronoff Center di Cincinnati, cercando di rispondere ad una doppia esigenza: riorganizzare gli spazi della facoltà e poi edificare altre attrezzature (biblioteche, sale mostre, teatri e così via).
Di conseguenza, alla struttura dell'edificio esistente è stato aggiunto un corpo ad andamento ondulato che contiene le nuove attrezzature.Le caratteristiche più significative di questo intervento discendono dai concetti di movimento e d'inerzia: un'insolita delicatezza dell'involucro maschera in maniera inusuale la forza che anima, all'interno, l'affollata struttura dell'edificio. Quest'ultima, a sua volta, si adatta con un'accentuata torsione ai contorni a dentelli della costruzione e sembra rintanarsi tra le degradanti linee isometriche del sito.L'Aronoff Center si pone come un preciso momento di riferimento tra gli altri studi di Eisenman per campus universitari: il suo aspetto inatteso provoca reazioni piuttosto diverse da quelle che avrebbe suscitato qualche anno fa.Un'attenta analisi delle planimetrie di Eisenman si risolve nell'intricata rete di linee che configurano il progetto.Il lavoro dell'architetto newyorkese non rimane confinato in una logica di tempo, ma si apre verso un'aspirazione al futuro che si concretizza in una radicale sfida alle convenzioni. Se le case private sono state il tema principale da lui affrontato durante il primo decennio di lavoro, i campus sono i "siti" della sua creatività a partire dagli anni Ottanta. Segnale della rottura da essi prodotta rispetto alle prime case è il passaggio dalla centralità del concetto di "location" a quello di "site".Le case di Eisenman spiccano come "oggetti sradicati" dalla concezione dell'abitare moderno, mentre i progetti per i campus scavano i luoghi per estendersi oltre i loro limiti e dilatarsi, coinvolgendo un'ampia rete di idee.I primi edifici da lui ideati avevano scarse connessioni con il contesto, ma i loro prospetti concettuali rimanevano inalterati, esprimendo la continuità della ricerca moderna, tesa a cogliere il processo interno del progetto che si manifesta nell'esteriorità. I progetti per i campus, al contrario, sono stati concepiti per lo più per aree comprese tra costruzioni esistenti (come il Wexner Center) e a volte si presentano caratterizzati da vuoti interni.L'Aronoff Center non solo riproduce l'impronta dell'edificio adiacente e ne moltiplica il profilo spezzato, ma si configura come una struttura curvilinea in contrasto con la linearità di quella vicina.E' evidente l'allusione ad un corpo in movimento o ad un'inquietante corrente all'interno dell'edificio: lo stabile evidenzia il desiderio quasi istintivo, privo di particolari connotazioni generazionali e culturali, di giungere ad un'architettura capace di assumere quale premessa formale le manifestazioni della vita piuttosto che le tradizionali configurazioni geometriche. L'edificio di Cincinnati suscita l'impressione di generare un "moto perpetuo": tale effetto deriva dallo spazio interno e non dalla transitoria evocazione di un'illusione. L'ambiente più impressionante di tutta la struttura è l'atrio, che sale tra le pareti inclinate lungo il vuoto centrale dell'edificio: in questo luogo l'aspetto sotterraneo di un portico si unisce al movimento ascendente e cerimoniale di una scalinata pubblica. Il lucernario produce l'impressione di una fonte di luce interna all'edificio, attraversata da vari percorsi. Lungo un tragitto pedonale che dal sottostante parcheggio sale all'entrata superiore, ogni volume è sottoposto all'azione di forze altrimenti invisibili che ne determinano lo slittamento, la rotazione e lo scivolamento rispetto ai livelli ed alla perpendicolarità.Per entrare nell'edificio, si attraversa una porta situata al di sotto di un cuneo sporgente fortemente illuminato: alla fine di una rampa lunga, spezzata e ricurva, ci si ritrova ad un livello non superiore a quello della strada, che si dirama dall'altro lato del campus.Questa lunga risalita, che inizia al di sotto del livello del terreno e si conclude in corrispondenza del suolo, produce un curioso effetto: la nozione convenzionale di ascesa e discesa cede il passo all'esperienza cinetica, consentendo di sperimentare "la continuità del salire e discendere nella profondità della struttura".La natura nascosta ed imprevedibile della costruzione dà l'impressione di trovarsi in una caverna; le tonalità delicate dei colori, sia all'interno che all'esterno, richiamano cromatismi rococò che, però, non mancano di dissimulare ed alludere alle regioni più oscure dell'immaginazione.L'Aronoff Center rappresenta una combinazione di diversi concetti: quello di palinsesto, oscillazione e vibrazione, applicati simultaneamente al nuovo fabbricato e a quello preesistente.Ne deriva un doppio moto ondulatorio: uno più geometrico (quello del vecchio stabile) e l'altro più fluente, determinato dalla curva in cui si organizzano le nuove funzioni.Il risultato è di grande interesse, in quanto queste due geometrie, giocando ad incastri e ad intersezioni, dettano la conformazione degli spazi.

Partenerschip

Per il progetto si è pensato come partener alle Suore Teresiane, il cui convento si trova nelle vicinanze dell'area di studio.

www.carmelitane.it
teresiane@virgilio.it

nuovo concept




Crossing

Revisione sulle 3 proposte dei concept.
La mia prima scelta era orientata sulla progetazione di un centro benessere basato sui 5 sensi e sulle varie terapie abbinate alla cromoterapia, musicoterapia e la aroma terapia, il programma non sembra essere particolarmente adeguato all'area studiata, infatti il lotto abbastanza piccolo non permette lo sviluppo di un centro che dovrebbe essere inserito in un contesto verde piu' ampio.
La vicinanza al convento delle Suore Teresiane, permette di creare un centro che possa inserire all'interno le suore oppure creare una struttura utile per le stesse.
Fare una ricerca sulle suore per vedere di cosa si occupano e di cosa hanno bisogno in base alle attivita' che svolgono.
Inserendo anche il convento nel progetto l'area puo' occupare anche il lotto circostante di proprieta' del convento.

martedì 16 marzo 2010

martedì 9 marzo 2010